Chambery

Chambery – la capitale della Savoia

Racchiusa tra le Alpi francesi, l’antica capitale del regno savoiardo.

Prima di Torino, i Savoia, i signori della regione alpina confinante con l’attuale Piemonte, del quale diventarono gli stessi sovrani, avevano la capitale del loro regno, dal 1295 al 1563, nella città di Chambery. Molte sono ancora le testimonianze di questo passato glorioso, che andiamo a scoprire in una calda serata estiva.

  
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Per visitare la città di Chambery, partiamo dal nostro albergo, l’Hotel ibis budget, situato ad un paio di km dal centro cittadino. L’alloggio ha un ottimo rapporto qualità/prezzo, ed è perfetto per una notte di passaggio nella città savoiarda.

Arriviamo dalla prima tappa di avvicinamento alla Bretagna, superato il valico del Moncenisio (subendo il brusco passaggio dall’estate bollente italiana, alla frescura montana) e riuscendo a ritagliarci solo il tardo pomeriggio e cena per visitare la città.

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La Città

Lasciamo la macchina al parcheggio Indigo nella piazza Monge, in pieno centro cittadino. Raggiungiamo la Rue Croix d’Or, una delle vie principali cittadine, ricche di negozi e bar. Sia per l’ora pomeridiana inoltrata, ma più probabilmente essendo la seconda Domenica di Agosto, la maggior parte dei negozi ed attività commerciali risultano chiuse. Percorriamo quindi l’elegante via insieme ai pochi turisti.

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Attraversando un piccolo passaggio (Passage Metropole), sbuchiamo nella piazza della Cathédrale Saint-François-de-Sales de Chambéry monument historique de france, originaria cappella francescana del XV sec, contenente il dipinto a tecnica trompe l’œil più ampio d’europa. L’antistante piazza ospita diversi bar, nei quali è raccolta diversa gente, che si gode gli aperitivi.

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Seguendo Rue Metropole, raggiungiamo la Place Saint-Leger, lunga piazza ricca di ristoranti, sulla quale si affacciano antiche ed eleganti edifici cittadini. Suggestive, perpendicolari alla piazza, si diramano le allées, vicoli che si addentrano in quartieri costituiti da vecchie strutture ammassate, nelle quali la luce si fa strada a fatica.

Superato il groviglio di stradine, si risale leggermente la Rue du Château, giungendo alla piazza del castello di Chambery monument historique de france, il castello dei duchi di Savoia.

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Il castello di Chambery  subì diverse modifiche dalla sua fondazione nel XI sec. Venne fortificato a partire dal 1295, una volta che la città divenne capitale della contea sabauda, e ricevette una cappella gotica nel XV sec (che ospitò la sacra sindone prima che venisse spostata definitivamente a Torino). Possiede inoltre una torre campanaria composta da 70 campanelle (il quarto carillon più grande al mondo) che viene suonato in concerto ogni terzo sabato del mese. Anche dopo il trasferimento della capitale del ducato a Torino, il castello mantenne funzioni amministrative, ospitando ministri del governo ed alti funzionari. Sotto Napoleone, il complesso subì forti modifiche, con un grande ampliamento in stile neo-classico. Ancora oggi, il castello occupa attività amministrative dipartimentali della Savoia.

Purtroppo riusciamo solo ad osservare il maniero dalla piazza antistante (visite guidate con orario variabile a seconda del periodo)

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Ci dirigiamo nuovamente verso il centro cittadino, raggiungendo la piazza dell’Hotel de Ville (municipio) per giungere alla Fontana degli Elefanti monument historique de france, uno dei monumenti più famosi di Chambery. La fontana rappresenta quattro elefanti a grandezza naturale che sostengono un obelisco su cui capeggia la statua di Benoît de Boigne. Il conte di Boigne fu un militare vissuto a cavallo del XVIII e XIX sec, e conquistò fama e fortuna sotto l’impero indiano Maratha, del quale addestrò l’esercito forte di oltre 100.000 uomini, con il modello militare europeo. Grazie a queste tecniche, l’impero Maratha fu l’ultimo stato indiano a soccombere al predominio coloniale inglese.

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Dopo aver percorso nuovamente la Rue Croix d’Or, ci fermiamo a cenare nella Place Saint-Leger, alla Taverne Saint Léger. Arriviamo giusto in tempo (sono circa le otto), in quanto, poco dopo, i successivi avventori vengono respinti per cucina chiusa . Soprassedendo sul fatto che si dimenticano la nostra ordinazione (con grande costernazione di Sigfrido espressa in urla e corse verso la fontana della piazza), mangiamo una salsiccia in umido ed una torta salata (con uova e verdure) tipiche savoiarde. Il piccolo Siggy apprezza soprattutto la salsiccia, nonostante il forte sentore di vino bianco.

Sono quasi le 22. Raggiungiamo la macchina e ci ridirigiamo all’albergo. Costeggiamo un’ultima volta l’elegante facciata napoleonica del castello, salutando la capitale che fu, dei duchi di Savoia.

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