Prima tappa fino a Oak Bluff

Martha’s Vineyard è raggiungibile in traghetto, partendo dall’imbarcadero di Woods Hole su Cape Code, con una traversata di circa 45 minuti. Durante la bassa stagione i traghetti non sono molto frequenti (uno ogni due ore circa) mentre, con l’inizio del periodo estivo, il numero, sia delle corse che dei moli di partenza e destinazione, aumenta per far fronte alle frotte di turisti che si recano in villeggiatura sull’isola (si stima che da una popolazione stanziale di circa 15 mila abitanti, in estate Martha’s Vineyard raggiunga i centomila abitanti).
Pur non essendo ancora iniziata la stagione turistica, la stazione dei traghetti di Woods Hole è decisamente affollata. Il parcheggio della stazione è limitato, a pagamento e con un limite di sosta di tre ore. I numerosi turisti si affidano, quindi, alle navette che collegano il porto al grande parcheggio nell’entroterra. Arriviamo al parcheggio del porto quando mancano pochi minuti alla partenza della nave e nel caso la perdessimo dovremmo aspettare almeno due ore per la successiva. Parcheggiamo, allora, l’auto in un posto fortuito e cerchiamo di corrompere un barista affinché ci carichi il parchimetro allo scadere delle tre ore: giustamente si rifiuta, condannandoci così a multa certa.
Riusciamo così a prendere il traghetto delle dieci di mattina.

Nella traversata di circa 45’ che collega Cape Cod con Martha’s Vineyard (scalo di Vineyard Haven) si possono ammirare le eleganti magioni che puntellano la costa dell’isola. Torrette, porticati, giardini curati. Le case sono tutte di listelli di legno, dai colori tenui, tipici del New England. Scesi dal traghetto, ci dirigiamo al vicino Martha’s Bike , dove un inserviente biondo con dei leggins multicolore attillatissimi, che non lasciano nulla all’immaginazione, ci fornisce mappe e ci suggerisce il percorso più indicato per esplorare l’isola.
Le biciclette di Martha’s Bike sono ottime. Bici da turismo, fornite di catena, caschetto (tranne a Pablo, intrepido skater che non indossa casco) e, se si desidera, cestello.
Il faro di East Chop

Il primo tratto di strada in direzione Oak Bluff non è il massimo da percorrere in bicicletta; si procede a bordo strada, in assenza di una pista ciclabile, affiancati dagli enormi pick-up americani. Fortunatamente il traffico diminuisce una volta usciti dalla cittadina. Per raggiungere l’East Chop Lighthouse, lasciamo la strada principale, addentrandoci in quartieri residenziali sulla costa. Finiamo persino in un cimitero (che può comunque essere attraversato in automobile) e raggiungiamo il faro costeggiando delle magnifiche case e ville in legno. Il bello delle case del New England, è che pur essendo tutte diverse le une dalle altre, si amalgamano benissimo sia tra di loro che con i giardini e i boschi che le contornano.
Mentre Pablo cerca un qualsiasi tipo di ostacolo da saltare in bicicletta, Ivan ed io abbiamo una buona andatura. Tony invece va in bicicletta con la stessa verve di una vecchietta che va al mercato il venerdì mattina. Non si contano le pause (nelle quali rifiatiamo un poco) in attesa che ci raggiunga, accompagnato dal lieve cigolio della sua Graziella (ormai anche la bici ha cambiato sembianze)

Telegraph Hill regala una bellissima immagine dell’isola. Molti turisti, la maggior parte su due ruote, sostano per scattare foto al faro e al mare che gli fa da sfondo. Neppure io posso esimermi. Dal faro, la East Chop Drive segue la costa fino a Oak Bluff, affiancando varie ville. C’è un’irrefrenabile attività di restauratori intorno alle case di Martha’s Vineyard. Gente che pulisce, ridipinge, pialla le assi di legno, cambia le tegole. Credo che l’inverno del New England metta a dura prova le case in legno, che necessitano di un’annuale rimessa in sesto prima dell’inizio della stagione. Facendoci caso, in effetti, molte facciate mostrano segni di usura.
Oak Bluff e le sensazioni alla “Jaws“

Oak Bluff ci accoglie con una varietà di case multicolore. Il villaggio si sviluppa intorno a Ocean Park, un verde parco fiancheggiato dalla spiaggia da un lato e da variegate ville (anch’esse in restauro) dall’altro. Le case in legno dai molti colori, le bandiere americane che sventolano, il lungo molo e la spiaggia bianca, ricordano scene di film americani. In particolare, sia io che Tony, siamo colpiti da come Oak Bluff ricordi Amity Island, l’immaginaria località turistica minacciata dall’arrivo di un enorme squalo bianco in “Jaws”, il capolavoro di Steven Spielberg. Solo in Italia, scoprirò con immenso stupore, che “Lo squalo” fu girato nel 1973, proprio a Martha’s Vineyard, in varie location dell’isola.

Un’enorme bandiera a stelle e strisce indica il luogo dove si trova la Lookout Tavern , dove decidiamo di pranzare su consiglio del leggins attillato. Il locale è affollatissimo per l’ora di pranzo. Nei venti minuti di attesa aspettando che si liberi un tavolo, vaghiamo per la spiaggia, coperta di conchiglie e gusci di granchio. I piatti tipici dell’isola, e del New England, sono il Lobster Roll, panino imburrato con aragosta, e la Chowder Soup, saporita zuppa di mare, Il tutto bagnato da ottime IPA del Massachussetts (di cui, quella presa da Pablo, era così corposa che sembrava succo di pera).